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momento in cui una donna ritiene di vo-
lersi riprodurre.
In vero il congelamento dei gameti era
una tecnica nata per le pazienti oncolo-
giche, che potevano vedere depauperato
il proprio patrimonio ovocitario, a segui-
to delle chemio e radioterapie, oppure in
quelle donne che producevano un ecces-
so di ovociti nel corso di una superovu-
lazione indotta farmacologicamente, per
un tentativo di procreazione medical-
mente assistita.
Nel caso di social freezing, invece, la don-
na in carriera o impegnata in altri proget-
ti di vita, che non siano quelli riproduttivi,
per scelta di opportunità e di priorità, non
per motivi inerenti la salute, congela un
certo numero di ovociti allo scopo di uti-
lizzarli solo quando vorrà.
Anche per quanto attiene al
genere ma-
schile
, si registrano difficoltà crescenti
rispetto alla capacità riproduttiva.
Difatti, si è vista, negli ultimi decenni, una
sensibile riduzione nei parametri del liqui-
do seminale (numero degli spermatozoi,
motilità, capacità di fecondare), tanto da
costringere l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, a rivedere i valori della nor-
malità al ribasso. D’altra parte, siamo ciò
che mangiamo, beviamo, respiriamo e,
certamente, molte molecole introdotte
nel nostro organismo, spesso a nostra
insaputa, danneggiano quelle “linee di
montaggio” che sono i tubuli seminiferi
dei testicoli.
La possibilità di congelare i propri game-
ti esiste, da tempo, anche per gli uomini,
ma è una tecnica che viene soprattutto
utilizzata per patologie oncologiche o per
tecniche di procreazione medicalmente
assistita.
In assenza di sintomi ed in caso di una
gravidanza che non arriva, le indagini
sono da avviare dopo un anno di tenta-
tivi non andati a buon fine, ad eccezione
delle coppie in cui sia già nota la presenza
di qualche patologia che potrebbe avere
inficiato la fertilità, o nel caso di coppie in
cui la partner abbia oltre 38 anni.
Indubbiamente, rispetto solo ad alcuni
anni fa, si aprono scenari non prevedibi-
li: è oggi possibile con buona approssi-
mazione conoscere il periodo in cui una
donna andrà in menopausa, congelare
i propri gameti, per un uso e consumo a
scelta del proprietario. Ma ancora di più,
si possono individuare, nel sangue ma-
terno, cellule fetali e da queste ricavare
il cariotipo fetale, in virtù del quale si in-
dividua un eventuale rischio di patologie
cromosomiche.
Se da una parte l’età biologica per dei
buoni ovociti e, quindi, la capacità di pro-
creare è rimasta ancorata ad un’epoca in-
feriore ai 40 anni per la donna, non è così
per la possibilità di una vita gradevole nel
corpo e nell’anima, nella dimensione so-
ciale ed in quella di relazione. Splendide
donne mature si confrontano quotidia-
namente con i colleghi uomini, avendo
il vantaggio dell’influsso estrogenico sui
propri neuroni oltre che sulla propria pel-
le. È dimostrato che la plasticità neurona-
le, la capacità di interazione sinaptica ed
in definitiva le capacità mnesiche sono
correlate direttamente ai livelli di estro-
geni. Anche la donna in menopausa può
avere, con la terapia ormonale sostitutiva
ove non controindicata, anni di migliore
qualità di vita oltre che prevenire il rischio
di patologie cardiovascolari e l’osteopo-
rosi.
Ma anche gli aspetti cutanei, e stretta-
mente estetici, sono correlati ai livelli di
questo ormone tipico del genere femmi-
nile: lo spessore del sottocute, l’elasticità
della pelle, la lubrificazione delle mucose,
l’integrità dell’iride, la distribuzione dei
peli, la consistenza dei capelli, il tono cal-
cico delle ossa e molti altri fattori sono
correlati allo stato di permeazione estro-
genica e possono essere modificati e
controllati in via preventiva e terapeutica.
È opportuno che uomini e donne alla ri-
cerca di una gravidanza si rivolgano a
persone qualificate, perché troppo spes-
so si assiste a inutili e dannosi ritardi nella
diagnosi proprio in questo ambito, l’ele-
mento tempo è particolarmente gravoso
laddove le età dei partner è superiore ai
38 anni. Sempre più spesso nei centri di
terapia della infertilità troviamo pazienti
over 40, ciò incide sui risultati in termini
di gravidanze, oltre che in dolorose prese
di coscienza tardive dell’impossibilità di
riuscire ad ottenere da soli e nella manie-
ra più naturale il tanto desiderato figlio.
Partono così i viaggi della speranza verso
lidi europei che offrono la fecondazione
eterologa, ovvero con gameti di donatori,
ed una legislazione più aperta rispetto a
quella italiana, ancorata a vecchi concetti
regolamentatori superati e contraddittori
e continuamente modificati da sentenze
dei giudici italiani e bacchettati dall’Unio-
ne Europea. Risulta chiaro che, spostan-
ginecologia
donna e riproduzione
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